L'Architetto
dell'Angoscia: Il Viaggio di Hanya Yanagihara Verso la Celebrità Letteraria
Hanya Yanagihara: Gli Anni Formativi
Hanya Yanagihara, nata a Los Angeles, California, nel
1974, ha trascorso i suoi primi anni in costante movimento, conseguenza della
carriera del padre, ematologo/oncologo. La sua educazione fu un arazzo di
diversi paesaggi americani, con la famiglia che risiedeva alle Hawaii
(Honolulu), a New York, nel Maryland, in California e in Texas (la città di
Tyler), prima di stabilirsi infine di nuovo a Honolulu, dove si diplomò alla
prestigiosa Punahou School. Il suo patrimonio genetico è chiaramente multistrato:
suo padre, Ronald Yanagihara, è originario delle Hawaii con ascendenze
parzialmente giapponesi, mentre sua madre è nata a Seoul ed è di origine
coreana. Questa infanzia itinerante le instillò un senso di transitorietà che
avrebbe poi colorato sottilmente la sua narrativa.
Dall'Obitorio alla Musa: Le Prime Influenze
Gli interessi del padre andavano oltre la medicina,
abbracciando una profonda passione per l'arte – una doppia fascinazione che fu
trasmessa con forza a sua figlia. Da bambina, Yanagihara era attratta dal
disegno, in particolare dai ritratti. Un'esperienza infantile decisiva, sebbene
insolita, si verificò intorno ai dieci anni in Texas. Cercando di promuovere un
approccio rigoroso e schietto alle sue attività artistiche, suo padre le
organizzò una visita presso un amico patologo. Lì, all'obitorio, la giovane
Yanagihara disegnò forme anatomiche durante un'autopsia. In seguito commentò
che era sempre stata "interessata alla malattia, non all'essere
umano", una curiosità forense per il corpo che prefigurava i temi più
oscuri e viscerali esplorati nei suoi romanzi successivi. Anche le sue
fondamenta letterarie furono gettate presto, con il padre che le presentò le
opere di scrittrici britanniche come Iris Murdoch e Anita Brookner, insieme a
Philip Roth.
La Strada per New York e l'Editoria
Dopo gli anni di scuola superiore alle Hawaii,
Yanagihara frequentò lo Smith College, laureandosi nel 1995. Subito dopo il
college, si trasferì a New York City, affascinata dalla sua energia e dalle sue
possibilità. La sua traiettoria di carriera iniziale fu saldamente all'interno
dell'industria editoriale. Iniziò come assistente alle vendite presso
Ballantine, un'impronta di Random House, prima di passare a ruoli di pubbliche
relazioni ed editoriali presso varie case editrici di New York. Sebbene i dettagli
sui suoi hobby adolescenziali siano scarsi, al di là del suo continuo impegno
con il disegno e la lettura degli autori raccomandati dal padre, questa
immersione decennale nelle meccaniche della produzione libraria si sarebbe
rivelata inestimabile.
La Doppia Vita di Scrittrice e Redattrice
Prima del suo debutto come romanziere, Yanagihara si
costruì una carriera di grande successo nel giornalismo e nell'editoria. Dal
1998 al 2008, curò il "The Asian Pacific American Journal".
Successivamente, nel 2005, si unì alla rivista "Condé Nast Traveler",
dove lavorò come redattrice (e in seguito come editor-at-large) e contribuì con
articoli di viaggio. La sua rubrica, "Word of Mouth", ottenne una
nomination per un National Magazine Award nel 2007. Questa esigente carriera
editoriale le instillò una disciplina letteraria cruciale: la padronanza della
struttura, del ritmo e delle scadenze – abilità che ritiene essenziali per la
sua narrativa. Fu mentre bilanciava questi ruoli ad alta pressione che lavorò
al suo primo romanzo, The People in the Trees. Ispirandosi in parte alla vera
controversia che circondava il virologo Daniel Carleton Gajdusek, iniziò a
scrivere il manoscritto all'età di 21 anni, ma ci vollero quasi due decenni
prima della sua pubblicazione nel 2013, segnando l'inizio ufficiale della sua
carriera di scrittrice a quasi quarant'anni.
Il Debutto Silenzioso e il Successo Clamoroso
The People in the Trees fu accolto favorevolmente
dalla critica e riconosciuto come uno dei romanzi di spicco del 2013.
Quest'opera complessa e moralmente impegnativa esplora la vita di uno
scienziato che scopre il segreto dell'immortalità su un'isola micronesiana,
solo per affrontare in seguito accuse di abusi sessuali. Già in questo debutto,
Yanagihara stabilì le sue preoccupazioni tematiche: i confini dell'etica e
della morale, l'eredità del colonialismo e un'intensa focalizzazione sull'etica
scientifica e sulla malattia. Tuttavia, la sua vera svolta letteraria, un
momento di risonanza globale, arrivò con il suo secondo romanzo nel 2015.
A Little Life e l'Ascesa alla Fama Mondiale
L'uscita del monumentale secondo romanzo, A Little
Life (Una vita come tante), catapultò Yanagihara alla celebrità internazionale.
Il libro, una narrazione potente e voluminosa, ricevette un'enorme attenzione
da parte di critici e pubblico, diventando immediatamente un bestseller
globale. Fu selezionato sia per il prestigioso Man Booker Prize che per il
National Book Award statunitense. Il romanzo traccia le vite di quattro amici
del college a New York, concentrandosi intensamente su Jude St. Francis, un brillante
avvocato la cui vita è definita da un orribile trauma infantile e da cronici
episodi di autolesionismo.
Lo Stile Distintivo: Angoscia Estrema e Portata Epica
La prosa di Yanagihara è definita dalla sua intensità
e dalle sue caratteristiche distintive: lunghezza estrema (i suoi romanzi
superano regolarmente le 700 pagine), implacabile profondità emotiva e una voce
narrativa cruda e diretta. Affronta argomenti oscuri, dolorosi e controversi –
trauma, violenza sessuale, autolesionismo, amicizia, amore e sofferenza – senza
attenuazioni. I critici osservano frequentemente che il suo lavoro è quasi
massimalista nel suo livello di oscurità e dettaglio, con scelte stilistiche
che fanno sentire il lettore claustrofobico ed emotivamente vulnerabile.
Ricezione Polarizzata e Processo Creativo
La reazione dei lettori a A Little Life rimane
ferocemente divisa. È simultaneamente lodato per il suo profondo senso di
empatia e l'innegabile potere emotivo, mentre è criticato da altri per quelli
che vengono talvolta definiti elementi di "trauma porn" e una
percepita mancanza di realismo (ad esempio, lo stile di vita incredibilmente
generoso e privilegiato dei protagonisti a New York). Eppure, il significato
letterario e culturale del libro è innegabile; è una delle opere più dibattute
e influenti del decennio, plasmando il modo in cui la narrativa contemporanea
si confronta con le storie di trauma. Commentando il suo processo di scrittura
e la mole dei romanzi, Yanagihara ha descritto la sua abitudine decennale:
"Non avrei mai potuto farlo in altro modo – lavoravo come redattrice e
scrivevo narrativa tutto il tempo." Riguardo all'elevato numero di pagine,
ha spiegato che la sua intenzione era costruire un mondo completamente
immersivo, affermando: "Volevo che tutto fosse alzato un po' troppo in
alto" – un desiderio di portata epica e intensità drammatica che sommerga
completamente il lettore nella vita interiore dei personaggi.
La Continuazione dell'Ambizione
Il suo terzo romanzo, To Paradise (2022), ha
confermato la portata ambiziosa dell'autrice. L'opera è strutturata su tre
distinte linee temporali – 1893, 1993 e 2093 – ed esplora grandi temi americani
come l'idealismo, le utopie e le distopie, la famiglia e il significato di
libertà. Il romanzo dimostra ancora una volta la sua capacità unica di
intrecciare l'intimo dolore personale con un ampio contesto sociopolitico,
mantenendo la grave intensità emotiva che definisce il suo stile. Oltre alla
sua carriera di scrittrice, Yanagihara ha raggiunto l'apice anche nel mondo
editoriale, culminando nella sua nomina a Caporedattrice di T: The New York
Times Style Magazine nel 2017. Ciò sottolinea la sua rara capacità di
bilanciare un ruolo esecutivo impegnativo con una grande carriera creativa. Il
suo lascito letterario definitivo risiede nel suo esame schietto e senza
compromessi dei limiti della sofferenza umana e delle profondità dell'amore
incondizionato, costringendo i lettori a confrontarsi con paure esistenziali e
dilemmi morali.
M. S.

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